Disegni : Emiliano Mammuccari
Copertina : Massimo Carnevale
Per primo arrivò il lampo che bruciò i nostri occhi.
Poi seguì il tuono che fece esplodere i nostri timpani.
Ciechi e sordi... bruciammo.
Un sole si accese.
La fine del mondo.
O qualcosa del genere.
È così che si apre il primo numero di “Orfani”, la nuova serie targata Sergio Bonelli Editore e ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari.
Una serie di fantascienza prettamente bellica, che qualcuno ha definito alla “Heinlein” (come se bastasse una guerra ambientata nel futuro per scomodare ogni volta il nome di uno scrittore in realtà molto più profondo e complesso), con molta azione e sviluppata su due diversi piani temporali quali il passato e il presente.
Siamo in un mondo post apocalittico parzialmente distrutto da un raggio di forza proveniente da un'ostile pianeta alieno.
Come reazione a questo attacco l'umanità decide di addestrare una squadra di ragazzini, rimasti appunto “Orfani”, per ritrovare ed eliminare l'arma distruttrice.
Agli occhi degli amanti della fantascienza tali premesse potrebbe apparire banali ma in realtà, grazie all'ottimo lavoro di Recchioni, queste eventuali spiacevoli sensazioni riescono a trasformarsi in interesse.
Con questo primo numero, piuttosto parsimonioso, emerge una certa potenzialità a garanzia di notevoli evoluzioni future dettate da una continuity che appare già da subito piuttosto stretta.
Si legge velocemente questo “Orfani” grazie anche a una sceneggiatura agile e supportata da dialoghi molto asciutti.
I disegni, nati per essere colorati, sono una gioia per gli occhi. Le tavole riescono a essere spettacolari e d'impatto ma sempre estremamente espressive e rispettose del loro ruolo fondamentale di raccontare una storia.
“Orfani” è sicuramente un fumetto ambizioso e, secondo quanto affermato dagli addetti ai lavori, fondamentale per il futuro della letteratura disegnata di casa nostra.
Ora, lungi da me dal voler scrivere il solito post dove analizzare la situazione editoriale e artistica nella quale versa il nostro caro media; non ho né la voglia né l'autorità né le capacità di farlo.
Quello che più mi preme è invece di cercare di capire nel mio piccolo se, dopo tanto discutere, il team artistico capitanato da Recchioni e Mammucchari sia riuscito o meno nell'intento di creare un fumetto innovativo in barba alla radicata tradizione bonelliana, fatta di rigorosi paletti (anche di natura morale) da rispettare.
Insomma, detto in parole povere, si è riusciti ad ottenere la classica e ambita botte piena con moglie ubriaca annessa?
Una domanda lecita, fondamentale, delicata, complessa ma, ahimè, ancora troppo prematura.
Quello che emerge sicuramente da questo primo numero, oltre a quanto già precedentemente esposto, è una certa freschezza e voglia di qualcosa di nuovo pur attingendo da veri e propri abusati cliché letterari, cinematografici e fumettistici.
Eppure, una volta arrivati alla fine dell'albo, si ha la netta impressione di aver letto qualcosa di dannatamente diverso merito anche dell'introduzione in contemporanea, come mai si era visto prima, di tante piccole e grandi novità.
Mi riferisco al colore, usato comunque già da qualche tempo in occasioni non solo commemorative (vedi testate come Dylan Dog Color Fest, Color Texe Color Zagor), per arrivare all'impostazione più libera, spettacolare e flessibile delle tavole, un po' come accade anche su altre collane come "Nathan Never" (a dire la verità Stefano Casini, già vent'anni fa, faceva cose più estreme).
Poi, ancora, l'idea delle stagioni come accade per le serie tv o quella di avere un gruppo “aperto” di personaggi come protagonisti, che ricorda un'altra compianta serie cult di fantascienza intitolata "Hammer" e il cui nome addirittura era legato a quello di un'astronave.
In conclusione “Orfani” è un prodotto diverso, di qualità, ben studiato, anche un po' furbo se vogliamo ma, attenzione, sicuramente non così rivoluzionario come ci si aspettava.
Il fumetto Italiano, in periodi di crisi come questo, merita di evolversi e di espandersi andando a conquistare anche altre fette perdute di pubblico (sopratutto giovanile).
“Orfani” sembra avere tutte le carte in regola per fare questo ma anche la volontà e la capacità di rispettare i tratti unici e distintivi che hanno permesso al fumetto made in Italy di avere una propria identità/dignità imponendosi a livello mondiale come una vera e propria scuola.
In altre parole, per il momento, la botta sembra piena e la moglie ubriaca.
Poi si vedrà.
Orfani
miniserie mensile - Sergio Bonelli Editore
98 pp a colori, brossura
€ 4,50