Disegni : Enrico Bagnoli e Maurizio Gradin
Copertina : Giancarlo Alessandrini
Al giorno d'oggi chiunque può prendere in mano una tastiera e scrivere quello che gli pare, raggiungendo con facilità anche a un discreto numero di utenti.
Lo vediamo tutti i giorni girovagando su una rete ormai strapiena di recensioni di ogni tipo, scritte a volte anche con tono incazzoso, sempre pronte a stroncare senza pietà questa o quell'opera, costata magari all'autore anni di sacrificio.
Io, da unico ideatore e curatore di questo piccolo e umile spazio virtuale, ritengo che scrivere una recensione sia una cosa che va fatta senza mai trascurare il rispetto per il lavoro altrui, indipendentemente da tutto.
Certo, esprimere un parere anche negativo è lecito e fa parte del gioco ma bisognerebbe sforzarsi di farlo tenendo sempre sott'occhio elementi come l'educazione, oltre che la costruttività e l'obiettività di quanto si sta affermando.
Tutto questo preambolo per arrivare a parlare di Luigi Mignacco,sceneggiatore dall'indubbia professionalità, versatilità e produttività, che per l'ennesima volta, però, non è riuscito a convincermi.
Ovviamente, come da oggetto, ci si riferisce al suo Martin Mystère n.329 di questo bimestre, intitolato “La minaccia di Allagalla”.
La storia nasce come tributo a un'opera italiana a fumetti degli anni quaranta, scritta da Luciano Pedrocchi e disegnata dallo stesso Enrico Bagnoli, purtroppo scomparso poco più di un anno fa.
Mignacco parte con una sequenza ambientata nello Sri Lanka dove una gruppo di esploratori si imbatte in un laboratorio sotterraneo contenente strane macchine e pezzi di un enorme robot.
Ed è qui che entra subito in scena il cattivo di turno che si scoprirà avere un piano per ricattare l'intera città di New York, possedendo i mezzi necessari a provocare artificialmente un terremoto senza precedenti.
E in una girandola di mysteri, minacce, visioni collettive, robot distruttivi, sedute spiritiche e chi più ne ha più ne metta il “BVZM” si ritroverà coinvolto, suo malgrado, in un caso all'apparenza irrisolvibile ma i cui tasselli sembrano andare a loro posto in piena autonomia e senza alcuna difficoltà.
Ed ecco forse il grande difetto della storia dove gli eventi si susseguono senza una vera e propria spiegazione,in attesa di un finale scontato, mentre nel frattempo la sceneggiatura non fa che riempirsi di buchi incolmabili, proponendo una carrellata di personaggi stereotipati, privi di personalità e creati ad hoc per questa o quella esigenza.
Il fascino ben reso e senza tempo dei robottoni oltre a una scorrevolezza nella lettura non vanno a incidere comunque più di tanto sul giudizio finale, ahimè purtroppo negativo.
Un discorso a parte meritano i disegni del compianto Enrico Bagnoli supportato da Maurizio Gradin che appaiono spettacolari, dettagliati e di qualità; bellissime ed evocative le sequenze di distruzione della metropoli statunitense.
Un unico appunto lo farei solamente a certe rielaborazioni grafiche fatte al computer che, anche se di impatto, si potevano evitare lasciando alle tavole un aspetto più naturale e consono a un fumetto di questo tipo.
Bellissima e affascinante, come sempre, la copertina di Giancarlo Alessandrini.
In un periodo in cui si parla tanto di “Orfani” e di una svolta del fumetto italiano, verso lidi di più ampio respiro e originalità, è un peccato arrivare in edicola con un Martin Mystère (testata che si è sempre distinta per possederle tutte queste qualità) così deboluccio.
Martin Mystère
serie bimestrale - Sergio Bonelli Editore
160 pp, b/n, brossura
€ 5,00
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