Dopo una pausa piuttosto lunga, torno finalmente a scrivere sul mio blog e lo faccio con la recensione di un romanzo di Ian Watson, pubblicato su Urania n.1581ed intitolato "Gli dei invisibili di Marte" .
Il Romanzo, datato 1977 e rimasto finora inedito in Italia, è stato scritto in piena guerra fredda.
Il Romanzo, datato 1977 e rimasto finora inedito in Italia, è stato scritto in piena guerra fredda.
L'influenza dell'atmosfera diplomatica di quegli anni c'è tutta mentre al centro dell'attenzione viene posta la corsa alla terraformazione da parte degli U.S.A. e della Russia, rispettivamente di Marte e Venere.
La narrazione si muove su due binari paralleli quasi indipendenti : la missione americana della "Frontiersman", in viaggio verso Marte e la quotidianità di un villaggio di contadini Boliviani, sconvolta dalla caduta di una sonda russa proveniente sempre dal pianeta rosso e con a bordo campioni di terreno infetto da un apparente "virus".
Per quanto i volutamente scarni accenni alla trama possano far sperare in un'opera interessante, "Gli dei invisibili di Marte" lascia con l'amaro in bocca, risultando un romanzo con fin troppa carne al fuoco cotta male.
La narrazione, apparentemente ordinata, risulta alla lunga pesante, superficiale ed a tratti imbarazzante.
La narrazione, apparentemente ordinata, risulta alla lunga pesante, superficiale ed a tratti imbarazzante.
I temi trattati sono numerosi e troppo complessi per coesistere in un romanzo di poco più di duecento pagine. Il viaggio spaziale viene analizzato, si fa per dire, in tutte le sue sfaccettature, da quella
politica a quella sociale ed economica trovando spazio persino per descrivere la vita a bordo della Frontiersman e l'interazione psicologica tra i membri dell'equipaggio.
Compromettendo l'equilibrio già precario dell'opera, lo scrittore sembra allungare il brodo con una parte (anche consistente) dedicata alla ipotetica e ridicola rinascita, per mezzo del "virus" marziano, della perduta civiltà Inca condendo il tutto con lunghe e soporifere cavalcate tra l'onirico e lo spionaggio internazionale.
Un'occasione persa per questo romanzo che tuttavia nel suo piccolo riesce, a distanza di qualche decennio dalla sua prima pubblicazione, ad essere attualissimo fornendo uno spaccato abbastanza efficace dell'atmosfera diplomatica di fine anni 70.
Tuttavia anche un'opera mal riuscita può a volte donarci qualcosa.
Ian Watson sembra tralasciare, o quanto meno approfondire poco, il lato romantico legato all'esplorazione spaziale che ormai sembra essere rimasto riservato a noi appassionati di fantascienza.
I progressi della scienza e dell'astronomia, la situazione politica ed economica in cui riversa il nostro pianeta ci costringono a restare con i piedi per terra in tutti i sensi.
Per noi appassionati di fantascienza il giorno i cui vedremo l'uomo impegnato in una "vera" missione spaziale sembra lontano ma nel frattempo qualche lacrimuccia nel leggere le vicissitudini della Frontiersman di Watson io l'ho fatta.
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